7-A Barbacetto e a Padellaro

Saint Gervais, 15 marzo 2012

La mia intervista pubblicata ieri(1) è la prima mano tesa, dopo anni d’isolamento, a noi ladri e portaborse della prima Repubblica.

Secondo certi lettori del “Fatto”, quello che ho subito finora, non è sufficiente.

Bisognerebbe che qualche magistrato ordinasse il mio arresto (le prove si troveranno dopo come al solito, oppure potrei essere accusato di omicidio per evitare la prescrizione; sistema in uso nel 1993: per gli stessi fatti, prima violazione della legge sul finanziamento pubblico, poi corruzione, poi concussione). Bisognerebbe perseguitare i miei figli, denigrare mio padre o Saragat( strano che non abbiano detto che era ubriaco dalla mattina alla sera, forse non lo sanno) prendere l’ultima dimora che mi resta (hanno lavorato male i magistrati di prima se ho ancora un’abitazione!), per la pensione non c’è problema perché non ce l’ho. Alla mia morte bisognerebbe legare le mie spoglie sulla pubblica piazza a un palo in modo che tutti quelli che passano possano sputare sul mio cadavere già in via di putrefazione, oppure, per il lettore a cui da fastidio la vista che posso ammirare da casa mia, sarebbe sufficiente avvicinarmi un coltello arroventato agli occhi. Perché, infine, non chiedere a un chirurgo plastico di rimodellare il mio volto ributtante magari usando come copia il viso angelico di uno degli eroi della Prima repubblica?

Lasciamo stare questi soggetti divorati dall’odio, dall’invidia o semplicemente dalla disperazione.

Saragat era solito dire, citando i Promessi Sposi: ” Se uno il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare!”.

Tu Barbacetto  il coraggio lo hai e anche il tuo giornale.

Un’altra cosa. Sono convinto che fino a quando non si chiariranno i fatti del ’92, ’93 l’Italia non si riprenderà perché esiste una specie di peccato originale. Chi può risolvere il problema:  una Commissione parlamentare con i pieni poteri e con la possibilità di garantire la sicurezza assoluta di chi sarà ascoltato.

Dopo, se saremo ancora di questo mondo, si potrà tornare ai vecchi tempi, quando in un bar di Roma, la mattina, durante “un’ottobrata”, davanti a un bel caffè (qui in Francia è imbevibile), con un amico che lavorava al PCI, si discuteva di come dovevo registrare nella contabilità del mio partito, io ero un novello, i contributi inferiori a 5.000.000 di Lire.

Grazie per sempre Barbacetto, grazie per sempre Direttore.

(1)”Il fatto quotidiano” 14_03_2012_Gianni_Barbacetto

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